... una volta che hai imparato, non lo dimentichi più.
Posso supportare questa affermazione portando due esempi.
Il primo: erano più di quattro mesi che non ballavo. Quando non ballo
entro in una spirale deleteria, perché meno ballo meno voglio sentir parlare di
tango perché poi mi deprimo che non ballo e più mi perdo in mille altre cose, e
poi che stanchezza che alle 10 di sera mi addormento sul divano e che tristezza
che devo andare da sola e che paura che alle 3 di notte mi addormento al
volante poi faccio un incidente e poi muoio.
Insomma, magari sono un po’ melodrammatica ma la sostanza è
questa.
Ma torniamo a noi: erano più di quattro mesi che non
ballavo, mese più mese meno. – Ma come mai? – si chiederanno i miei fedeli
lettori. Questa è un’altra storia... promesso che
ve la racconterò. Sono andata a ballare perché c’era
una
bellissima serata di tango proprio dietro casa mia, e vi assicuro che non
abito a Parigi e quindi non è assolutamente quotidiano che ci siano serate di
tango dietro casa mia, talmente dietro che ci vado in bicicletta. Quindi mi
toccava proprio andare, pena
amari rimorsi per i prossimi sei mesi
minimo. E quindi ci sono andata.
Mi sono vestita carina ma nemmeno tanto, quasi per paura di
rimanere delusa – dalla serata, dalla gente, da me stessa. Eh sì, perché avevo
proprio paura di aver dimenticato tutto!
Sono partita da casa e ho fatto tutto il tragitto (ok, sono
tre minuti ma mi sono parsi lunghissimi!) rimuginando tra me e me: “Sarà un
disastro, avrò le gambe di legno, nessuno mi inviterà e l’unico che lo farà gli
rovinerò addosso tra lo sconcerto generale”. Quando sono arrivata però mi sono
rassicurata: tante facce conosciute, atmosfera conviviale...
Mi sono messa le scarpette
e... magia! Sapevo ballare!
Una meraviglia, un successone, complimenti a pioggia e ho
riacquistato sicurezza e voglia.
La cosa più bella però è il mio
secondo esempio,
quello che ho anticipato all’inizio del post: il mio compagno. Quello
legnosetto,
ricordate?
Ecco: lui non ballava da un anno credo, e per uno
che ha fatto un corso di tango di sei mesi in tutto direi che è tantissimo.
Eppure, quando l’ho costretto a ballare, è accaduto una specie di miracolo:
sapeva, si ricordava, era perfino più sciolto rispetto a un anno fa!
Probabilmente le cose si sono sedimentate e sono maturate, così, da sole.
Pazzesco!
Ora devo solo convincerlo a continuare, e non la vedo
facile. Ma io sono più cocciuta di lui, e lui lo sa. Lo aspetto al
varco.
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