Da anni sostengo l’utilità del tango come percorso psicanalitico
alternativo, che consiglio (con scarsissimi esiti, devo dire) a chiunque mi
capiti a tiro. Soprattutto ai single
incalliti con scarsa fiducia in sé stessi e ancor meno capacità di relazionarsi
con l’altro sesso.
Ma perché uno dovrebbe iscriversi
a un corso di tango – e poi praticarlo, ovvio – invece che andare da un bravo
analista?
1.
Perché costa
meno. Moooooooolto meno. E i risultati possono essere miracolosi.
2.
Perché il percorso
individuale che si fa è molto concentrato
e concreto.
3.
Perché tanti problemi di uomini e donne sono
dati dal fatto che non hanno una sana
visione di cosa sia essere uomo e essere donna, e il tango ristabilisce gli
equilibri.
I clichés riguardo al tango
sono moltissimi (consiglio a tutti di leggere questo
simpatico libro di Pier Aldo Vignazia); due sono però particolarmente pericolosi e riduttivi, anche perché
contengono frammenti di verità: il fatto che il tango sia un ballo «sensuale» e «maschilista».
Andiamo con ordine: la sensualità
del tango è riconosciuta da tutti, ma non si deve interpretare questo termine
nell’accezione corrente. Il tango è
sensuale perché è polisensoriale, perché coinvolge la vista, innanzitutto
(a partire dalla mirada), e poi il
tatto, con l’abbraccio, e l’olfatto, dato che si balla a strettissimo contatto
con il proprio partner.
Questo costringe a un contatto
molto forte e molto intimo con l’altro. Costringe a cercare un partner, superando la paura del rifiuto, la
timidezza, ma anche il senso di superiorità, e ad aprirsi all’altro. Quando cerchiamo un compagno di ballo, siamo
molto vulnerabili: gli uomini
rischiano sempre di ricevere un due di picche, e le donne di fare da
tappezzeria per tutta la serata. Tutti
devono mettersi in gioco, senza esclusione, dimostrando apertura, serenità
e disponibilità ad accogliere l’altro.
Il secondo pregiudizio sul tango
è che sia un ballo «maschilista». Visto da una certa ottica post-femminista, è vero: l’uomo invita, l’uomo conduce, l’uomo protegge. – Ma insomma, noi
siamo donne forti e indipendenti, abbiamo imparato a portare la valigia, vuoi
che non sappiamo “portare” anche in una pista da ballo? – protesteranno le mie
fedeli lettrici.
In realtà, il tango rispecchia
semplicemente i ruoli che uomini e donne, maschi e femmine, hanno ricoperto per
millenni, anzi, per milioni di anni. L’uomo è cacciatore e la donna preda –
anche se tutti sanno che, in fondo, siamo
noi donne che ci scegliamo il compagno. Lo stesso nel tango: la mirada viene proposta dall’uomo, ma è alla donna che spetta l’ultima parola:
se non risponde allo sguardo, il ballerino potrà fissarla tutta la sera ma non
avrà mai accesso al suo abbraccio. L’uomo conduce il ballo, è vero: ma è suo
compito anche far sì che la donna si diverta, non si stufi, venga valorizzata e
si senta protetta e rispettata. E sfido
qualsiasi donna a dire che non è esattamente quello che cerca in qualsiasi
rapporto sentimentale! Da parte sua, l’uomo ha bisogno di una compagna che lo
sappia ascoltare e rispetti i suoi tempi e i suoi spazi.
Insomma, se più gente ballasse il
tango, secondo me il mondo sarebbe un po’
più felice.
senti tu sul mio blog hai scritto che abbiamo molto in comune.. e da questo tuo post devo dire che non è vero... abbiamo MOLTISSIMO in comune... quoto ogni singola parola.. a me il tango sta facendo benissimo, mi sento cambiata (in meglio) e se ne stanno accorgendo anche gli amici più intimi.. ma soprattutto.. mi fa stare bene!!
RispondiEliminaVisto? :) Ah, adoro il web che permette queste conoscenze!
EliminaIl tango con me ha fatto miracoli, comunque. Autostima e femminilità a mille!
Che bella Metafora profonda della vita! Non me l' aspettavo!
RispondiEliminaVero, Anto? Il tango è metafora di TUTTO, come tu ben sai. :D
EliminaHo bisogno di ballarlo. Oggi.