Una delle cose più
belle del tango è il male ai piedi. Sembra un controsenso, eppure è così: gli
sportivi mi capiranno – anche i maratoneti affermano di sentirsi bene dopo 42
chilometri di corsa. Contano le endorfine ma la questione è anche psicologica.
Il male ai piedi del tango è la dimostrazione che la serata è andata bene, perché
chi resta seduto tutta la sera non ha certo male, e quel dolore che si irradia
dalle piante e si diffonde in tutto il corpo è la prova tangibile che si ha
ballato, e tanto, e quindi bene. Infatti, nessuno balla tanto se non si trova
bene in una milonga, perché o se ne torna a casa presto o se ne sta seduto a
guardare gli altri, maledicendo la propria mala sorte.
Il male ai piedi è una
specie di trofeo soprattutto per le donne, che lo esibiscono con orgoglio alle
amiche-rivali, le altre ballerine. Più male hanno, e più successo hanno avuto
la tal serata.
Il mal di piedi della tanguera, poi, non è lo stesso che può capitare
dopo una serata con le scarpe sbagliate, quelle che ti segano le dita e ti
riempiono di vesciche ovunque, perché le scarpe da tango sono come delle
ciabatte, tacco a parte. I piedi, quindi, dopo una bella serata non sono feriti
e malconci, sono semplicemente stanchi.
Le endorfine emesse dal proprio corpo che balla felice, del resto, aiutano a
sopportare il dolore.
A me è capitato di
sfiorare il nirvana, l’illuminazione,
durante qualche ultima tanda (tipo alle 8 del mattino, e ballavo dalla
mezzanotte). Perché ormai il dolore è assoluto, i piedi vanno da soli, la
priorità non sono più gli adornos ma non
stramazzare a terra, il cervello è scollegato e la coscienza può intuire vette
di saggezza.
Il male ai piedi,
infine, è una delle scuse più gettonate per rifiutare un invito. Io però la
sconsiglio: intanto, oramai gli uomini non ci credono più, e poi, quando invece
è la verità – un po’ come lo scherzo del pastore di Esopo –, valli a convincere che
vuoi davvero ballare con loro la
prossima tanda, è solo che ora stai praticamente svenendo nelle tue
scarpette tacco 10! Io, vi giuro, ho inseguito un ballerino che mi aveva
invitato nel momento sbagliato – quando ero appena crollata su un divanetto
perdendo praticamente conoscenza – per tutta la sera, cercando di convincerlo
che non era una scusa, la mia. Poi alla fine ha ceduto e mi ha invitata, ma che
fatica.
Io ho collaudato le scarpette nuove venerdì sera stancando abbastanza i miei piedini ma che soddisfazione!! Nelle serate lunghe a volte verso la fine faccio un "cambio gomme" perché magari il tacco è alto uguale ma cambiando di poco pozione al piede si va avanti con più grinta!!
RispondiEliminaEh sì, anch'io ogni tanto lo faccio! Anche se le mie scarpe "nuove" (alle quali ho dedicato un post) sono delle pantofole...
EliminaAll'inizio tenevo sempre in borsa le mie prime scarpe da tango, tacco 7, comodecomode anche se non bellissime. Poi le ho dimenticate in una milonga e l'ho preso come un segno: bisognava passare al tacco sottile. E ora non riesco nemmeno più a ballare con il tacco così basso!
..Il male ai piedi può confermarlo la ex Eliana sportiva che arrampicava, con i piedi chiusi in scarpette con due numeri in meno del suo 35 e mezzo! Che bei ricordi però.. ;P
RispondiEliminaNon è mai troppo tardi per ricominciare! Magari anche l'arrampicata è come la bicicletta, una volta imparato non si scorda più!
EliminaToc toc, è permesso?
RispondiEliminaNon ho mai ballato il tango in vita mia, ma subisco molto il fascino delle atmosfere che questa danza è capace di evocare.
Questo blog per me è un mondo nuovo da scoprire. Tornerò! :)
Ciao Jane! Avanti, è permessissimo!
EliminaE è pure un onore. :) Vieni quando vuoi (io da te ci passo spesso... infatti mi sembra di conoscerti già un po'!).
P.S. Chissà che leggendo leggendo non ti venga pure voglia di ballare... :) Sai che Berlino è considerata la nuova capitale europea del tango?