Un'altra ospite nel mio blog: è Giovanna Bettio. Qualcuno di voi forse ci ha ballato insieme in milonga, di cui è un'assidua frequentatrice. Qui ci racconta la sua storia d'amore con il tango, cominciata ormai qualche anno fa...
Leggiamola insieme.
Come ci siamo conosciuti
È ironica e felice l’amica e autrice di questo blog che mi ospita con un post semi-serio.
L’ho conosciuta ormai quattro anni fa per lavoro e mi ha convinto in poche mosse a
iscrivermi a un
corso di tango. Mi piaceva la musica che mi faceva spesso ascoltare tra un comunicato stampa e l’altro. Mi piaceva sentirla parlare di quello che la emozionava del tango, mi piaceva vederla camminare.
Così ci ho provato: per gioco mi sono iscritta a un corso per principianti.
I miei obiettivi?
- Riconciliarmi con il genere maschile,
- andare oltre la
mia zona di confort,
- guardarmi nel profondo e, magari, migliorarmi.
Com'è nato l'amore
Incredula di mettere un passo dietro l’altro, oggi ballo tango da tre anni e cerco di non lasciar passare troppo tempo tra una tanda e
un’altra.
Il tango è diventato quasi
come la meditazione: corpo e mente, se viaggiano assieme, ti fanno percepire il sublime
piacere dell’essere
presenti e disponibili a vivere le emozioni che accadono in quel momento preciso.
Dunque, che dire: sì, le mie aspettative sono state sicuramente rispettate...
Ma vediamo come, punto per punto.
1. Riconciliarmi con il genere maschile
Ebbene sì, in quel momento della mia vita avevo bisogno di riconciliarmi con gli uomini. Questo è successo, naturalmente nel tempo, grazie all’abbraccio.
All’inizio ero arrabbiata, molto. Mi ero fatta rubare l’anima in pochi mesi con una storia sbagliata e, con il tango,
grazie al linguaggio del corpo, potevo finalmente dare fiducia e affidarmi; ma che fatica!
Ogni tanda è diversa perché siamo diversi noi stessi e il ballerino/a cui ci concediamo. C'è la tanda simpatica, la tanda imbarazzante,
c’è quella emozionante, c’è quella rassicurante... e quella che ti mette alla prova (penso a un ballerino che ha molta padronanza della tecnica mentre magari voi non ne avete ancora), e ci siamo noi e lui con le nostre mille sfumature.
Entrambi dovremmo unicamente
desiderare di volerci rilassare nella musica. È il bello del tango e della vita, l’imperfetto!
A meno che non si tratti di un uomo che ha ballato tutta la sera e ha dimenticato un cambio di camicia a casa, non c’è alcun motivo per non
farsi prendere da un abbraccio di cuore se vi affidate a chi sta di fronte a voi!
Se non lo conoscete e vi sentite messe alla prova, il mio consiglio è: concentratevi prima sul ritmo e, se nel frattempo riuscite a sentirvi rilassati, sulla melodia, se riuscite a entrare in sintonia con il partner.
2. Superare la mia zona di comfort
Non posso dire come mi soprannominano le mie amiche di milonga, tra il divertito e l'incredulo. Diciamo che ha a che fare con le pubbliche relazioni. Questo perché - a detta loro - ho successo con i tangueri e riesco a ballare anche in situazioni "difficili"...
Io mi do questa spiegazione: sono
dolcezza e
empatia a permettermi di fare qualche tanda in più rispetto magari a alcune signore sedute accanto a me, che, pur più belle o brave, a volte non vengono invitate. La fortuna del principiante? Io non credo sia solo questo.
L’
attenzione alla milonga, il
sorriso (a volte sfacciato) e la
voglia di ballare mi hanno spesso aiutato a superare la mia “timidezza” e le mie paranoie.
Ho scoperto che
non sono l’unica che fa fatica a relazionarsi nel ballo: molti ballerini (parlo dei maschi perché ne ho avuto riscontro
chiacchierando con alcuni di loro) spesso si fanno smascherare nella loro timidezza. A volte mi capita di percepire che sono piacevolmente sorpresi o, semplicemente, che si divertono/stanno bene, nella tanda.
Da cosa lo capisco? L’
espressione felice del viso e il
silenzio sono quanto di più bello possa esserci, soprattutto se la timidezza non viene
scambiata con l’imbarazzo che ci può essere quando si prova attrazione o voglia di abbandonare la tanda per la pressione emotiva che percepiamo dall’incontro con l’altro.
3. Guardarmi nel profondo (e migliorarmi)
Non mi reputo una gran ballerina e nemmeno mi reputo una “gnocchissima” come se ne vedono spesso in milonga, ma sicuramente non mi piace passare inosservata. Generalmente gli orecchini mi aiutano a non passare inosservata: ne indosso di grandi, dalle forme
stravaganti e spesso colorati.
Inizialmente facevo fatica a pensare di indossare qualcosa di diverso da un jeans. Il jeans mi piace e lo porterei anche 6 giorni su 7, indipendentemente dalla situazione! Ma ho capito che in milonga anche l'occhio vuole la sua parte. Quindi,
cerco di
vestirmi in maniera femminile ma senza volgarità.
Ora cerco di
prepararmi come se avessi un appuntamento importante a lavoro o se stessi per uscire con un uomo che mi interessa. Questo aspetto futile ha permesso di valorizzarmi e di scoprirmi carina indipendentemente da come passo
agli occhi dell’altro.
Inizialmente mi sentivo osservata da chi rimane seduto, ma ora penso: chissenefrega se sbaglio, non è mica una gara a essere perfetti! Se sbaglio è perché non mi sono fidata e non ho saputo ascoltare come il tango insegna alle donne. Ed
è proprio l’ascolto che mi aiuta a migliorarmi: nella vita si tende a accelerare, ma mettere pressione all’altro non aiuta.
Questa in effetti vale anche come regola di coppia!
Che cosa sto imparando dal tango?
Il tango mi è servito per dirmi: “Dai, muoviti, mettiti quella canottiera carina, truccati e esci” nei
momenti in cui avrei solo
voluto stare a casa in pigiama perché mi sentivo sola, brutta e stanca; il tango mi è servito per dirmi: “Rimettiti un po’ in forma”, quando proprio in forma non lo ero, e a consolidare la consapevolezza in me che
si può arrivare alle persone senza per forza doversi conoscere.
Il tango mi ha permesso di
rilassarmi, cosa che nella vita quotidiana fatico a fare, di vedere la gente avere voglia di vivere anche a settant’anni.
Che cosa mi emoziona nel tango?
La gratitudine nello sguardo di chi è di fronte a me.
L’emozione dell’abbraccio.
La sensazione che quello che vivi si modifica come tu ti modifichi.
Ringrazio le mogli e le fidanzate dei ballerini con cui ballo non solo perché sanno che il tango è un gioco e che, quindi, in milonga non si deve
essere troppo gelose!
Ringrazio gli amici che mi ri-abbracciano volentieri e dedico questo post a
un amico recentemente scomparso il quale ha lasciato un piccolo vuoto anche nel
mio cuore.
Articolo di
Giovanna Bettio.
Chi sono in sette righe e mezza
Digital addicted, empatica, determinata e periodicamente in crisi perché incontentabile. Ho studiato storia dell’arte per diventare marketer, così almeno mi vedo. Grazie alla formazione prima umanistica e poi economica, ho cominciato a interessarmi alla scrittura per il web e ai nuovi media prima per il turismo e poi per le scienze: le persone leggono, si confrontano, accedono a internet ovunque e i social network così come l'acquisto online sono esperienze quotidiane per milioni di persone oramai da qualche anno. Mi sono appassionata al web tanto da specializzarmi in comunicazione digitale e ora organizzo eventi. In valigia ho sempre qualche libro, una reflex e qualche cv di jazz e di indie-rock.